E’ nota fin dai tempi antichi, resta apprezzata ancora oggi. Parliamo della
gassosa, bevanda analcolica, incolore ed effervescente. Si tratta di una bibita ottima da gustare da sola, ma utile anche nella preparazione di drink, più o meno alcolici. Oggi la gassosa è prodotta in maniera artigianale, ma un tempo era preparata anche in casa. La ricetta varia in relazione alla zona ma quella base prevede la miscela di acqua, zucchero e limone, quindi la fermentazione al sole per far sì che compaiano le famose bollicine che caratterizzano questa bevanda.
Sul mercato si trovano molte ‘sorelle’ della gassosa ma questa resta apprezzata per il suo sapore meno dolce e per la minor effervescenza. Le varianti nel corso degli anni non sono mancate: così possiamo trovare la gassosa al mandarino o quella al caffè o ancora la Sambusoda, gassosa all’anice tipica di Messina.
Cenni storici sulla gassosa
Dicevamo che la storia della
gazzosa– già, qualcuno la chiama anche così – è molto antica. Già nell’Ottocento era prodotta artigianalmente, seguendo il procedimento che prima vi abbiamo descritto. Era così apprezzata che, anche per la commercializzazione in bottiglie di vetro con tappo di sughero, era chiamata lo champagne dei poveri. Nel corso degli anni cambiò poi l’imbottigliamento con il sughero sostituito da una palline di vetro che andava spinta dentro la bottiglia per poter bere la gassosa.
La gassosa per i cocktail
Questa bibita può essere utilizzata per la preparazione di molte altre bevande e cocktail. Ottima e rinfrescante gustata in solitaria, mescolata alla birra a creare la Panaché, bevanda nota in Svizzera ma anche in Italia dove sul versante Adriatico è chiamata bici o ciclista. Ma di cocktail con la gassosa se ne possono fare tanti: è il caso dell’Americano Lucano o anche il Virgin
Mojito, nel quale è unita a menta, zucchero di canna e lime. Impossibile poi non nominare il cocktail limone e menta.