Data Pubblicazione: 07/03/2018
Se la pasta è il simbolo della cucina italiana, i paccherisono i principi dell’arte culinaria napoletana. E’ proprio lì a Napoli che nasce e si diffonde questo tipo di pasta di semola di grano duro dalla forma cilindrica e dalle dimensioni più grandi degli altri tradizionali formati di pasta. Si può dire che i paccheri siano i genitori di altre paste, come ad esempio i rigatoni o i cannelloni. Un formato di pasta che è simbolo di Napoli, un legame unico e indissolubile che parte dal nome. Il pacchero è così chiamato per via del suono che emette quando è messo nel piatto: quello tipico di uno schiaffo e non è certo una coincidenza che nel dialetto napoletano questo termine è tradotto con la parola pacchero.
E allora questa pasta va gustata in tutta la sua bontà. Una meraviglia semplice e anche dal potere molto saziante. Non sorprende allora che alla nascita, i paccheri erano la pasta dei poveri. Il motivo? Semplice: ne bastavano pochi per saziare. Quattro paccheri e via: l’ideale per chi non aveva grandi mezzi di sostentamento. La bontà però non poteva essere riservata soltanto alle classi meno agiate e così ben presto si diffuse a macchia d’olio, arrivando anche sulle tavole più aristocratiche. Un formato di pasta particolare, ottimo per del buon ragù, ma non facile da trovare. Più che all’interno di un supermercato, occorre recarsi in qualche panificio, dove vengono ancora fatti a mano, conservando la bontà originale.
E con i paccheri ricette da realizzare ce ne sono davvero tante. Detto del ragù, non si possono non menzionare i paccheri allo scoglio: prelibatezza di mare che rappresenta un piatto ideale da realizzare con questo tipo di pasta. Ma non mancano i paccheri ripieni o i paccheri al forno: la grandezza si adatta alla perfezione per essere farciti con ricotta ed altre bontà. Più semplice decisamente un condimento con pomodoro o dei più elaborati crocché di paccheri.
Pubblicata il 07/03/2018Le nostre rubriche
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