Data Pubblicazione: 23/08/2018
Tra le bevande alcoliche più conosciute, il whisky è il prodotto della distillazione di cereali fermentati e messo poi ad invecchiare in botti di legno di rovere. Il termine whisky deriva dal gaelico scozzese uisge (acqua di vita) a sua volta derivante dalla definizione latina acqua vitae cioè acqua della vita. Solitamente la parola whisky indica i prodotti realizzati in Scozia e Canada, mentre per quelli di Irlanda e Stati Uniti si utilizza il termine Whiskey. Va ricordato inoltre che la definizione Scotch whisky sta ad indicare esclusivamente i whisky realizzati in Scozia che sono anche quelli più pregiati (realizzati esclusivamente con orzo, di puro malto), mentre il Bourbon è per quelli realizzati negli Stati Uniti.
La ricetta del whisky prevede l’utilizzo di ingredienti come: acqua sorgiva, cereali (segale, grano mais o orzo), torba e lievito. Per ottenere il risultato finale occorre attraversare diverse fasi: si va dalla macerazione alla fermentazione e poi distillazione, maturazione, miscelazione e imbottigliamento. Importante la maturazione (dura da 2 a 20 anni) che avviene in botti di legno di rovere che hanno un’età compresa tra gli 80 e i 100 anni. Si possono trovare le botti in rovere europeo o americano: quest’ultimo è quello più utilizzato per i single malts.
Attualmente si tratta del distillato più prodotto al mondo, tanto che è sbarcato anche in Asia con il whisky giapponese e la realizzazione di distillerie nel paese del Sol Levante che lo realizzano utilizzando il classico procedimento scozzese. Da segnalare anche il whisky prodotto a Bangalore: qui, grazie al clima tropicale, i tempi di invecchiamento sono più rapidi e si ottiene un angel share (misura del grado di invecchiamento) intorno al 12% rispetto alla media dell’8%.
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