Insetti, Alghe e cibi sintetizzati chimicamente: una nuova cultura del cibo anche in Europa
La Comunità Europea ha finalmente concesso che anche nel Vecchio Continente possano essere commercializzati i cosiddetti novel food.
Il termine novel food non è ancora molto diffuso in Europa, ma dal novembre 2015 ha cominciato a circolare maggiormente di quanto non avesse fatto in precedenza, e per un motivo molto preciso. Nel novembre 2015 infatti la Commissione Europea preposta a decidere in materia alimentare ha finalmente sciolto il veto di commercializzazione nel Vecchio Continente dei suddetti novel food. Cosa si intende di preciso? All'interno dell'etichetta novel food sono inclusi sia cibi sintetizzati chimicamente, ad esempio grazie alle nanotecnologie o in vitro, sia cibi di antichissima tradizione e diffusione, ma solo fuori dai confini europei. Tra questi ultimi si annoverano le alghe, e gli insetti, che in Occidente non sono considerati alimenti o ingredienti di uso comune, ma che in numerose civiltà costituiscono la base stessa dell'alimentazione. Si è osservato come l'assimilazione di queste pietanze, che hanno una tradizione molto antica, ai cibi ottenuti con le nuove tecnologie, sia una procedura non propriamente corretta, perché denota, in un certo senso, una notevole ignoranza in campo culinario. Come purtroppo accade molto spesso, la cultura europea e occidentale tende a porsi al centro del mondo, ignorando o depredando altre culture considerate inferiori, o viste alla stregua di semplici terreni di conquista. L'istinto di prevaricazione tipico degli occidentali si è ben dimostrato nella scoperta dell'America, e, mutatis mutandis, potrebbe tornare a manifestarsi anche oggi in chiave culinaria. Qual è il pericolo che si corre? Potrebbe accadere che, includendo nei novel food cibi come le alghe e gli insetti, non si faccia altro che dare vita ad una sorta di moda, con scopi puramente economici e commerciali. Invece l'azione più corretta sarebbe quella di penetrare a fondo nella concezione della vita che hanno le popolazioni che di questi alimenti si cibano praticamente da sempre, apprendendo da loro non solo come cucinarli, ma anche come sfruttare al meglio le risorse della Terra, senza depredarla ma imparando a rispettarne l'ecosistema. L'auspicio dunque è che l'apertura dimostrata in sede di Commissione Europea si traduca in una vera apertura mentale, nella consapevolezza che le abitudini culinarie denotano in modo molto forte l'identità dei popoli.
Pubblicata il 26/02/2016
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