La guerra del
Riso Carnaroli. Una vera e propria battaglia legale per il noto riso made in Italy. Protagonisti i risicoltori piemontesi e un imprenditore milanese che voleva sfruttare il suo cognome, Carnaroli appunto, per 'impossessarsi' della fama del noto prodotto italiano. Un assalto fallito visto che l'Unione Europea ha detto no alla richiesta dell'uomo d'affari lombardo. Sospiro di sollievo per i risicoltori che possono così continuare a produrre carnaroli senza il rischio di dover competere con un'azienda che ne sfruttasse il marchio. Un pericolo non di poco conto, soprattutto in un periodo come questo, dove il settore è alla prese con una lunga crisi.
Riso Carnaroli, la guerra del riso
Ma cosa è successo? Semplice, l'imprenditore
Carnaroli aveva pianificato di registrare il marchio e sfruttare la fama di questa qualità di riso per dare vita a un vero e proprio business. L'Ente risi nazionale si è opposta fermamente: il rischio - raccontano - sarebbe stato vedere in commercio col marchio Carnaroli anche prodotti poco legati alla tradizione. Risi non lavorati, torte di riso, addirittura servizi di ristorazione, tutti accomunati dal nome carnaroli. L'Ente ha vinto la sua battaglia, riuscendo così a far rimanere nel campo del made in Italy il riso carnaroli.
Assalto respinto, il riso carnaroli non si tocca
Il rischio però di perdere il
risotto carnaroli fatto secondo tradizione è stato concreto. La richiesta dell'imprenditore, infatti, aveva già superato il primo ostacolo e l'approvazione era vicina. Qui l'intervento dell'Ente risi che presentando ricorso ha bloccato il procedimento. Una mossa vincente visto che l'Ue ha poi respinto la richiesta di registrazione: con il
riso carnaroli le ricette potranno continuare ad essere fatte seguendo la tradizione. Il nome del riso made in Italy è salvo e allora si può festeggiare. Più che una bottiglia di spumante è il caso di tirare fuori un bel piatto di
riso. Carnaroli, ovviamente.