Data Pubblicazione: 04/04/2016
La trappola dello spuntino notturno: appaga di meno e ci fa mangiare di più
Secondo la Scienza lo spuntino della mezzanotte sarebbe una tentazione che "nasce" anzitutto nel nostro cervello.
In base ad una ricerca statunitense portata avanti da dei ricercatori della Brigham Young University, infatti, osservare il cibo durante le ore notturne non crea la stessa reazione di appagamento ed euforia che si prova durante le altre fasi della giornata. Di conseguenza, chi ha l'abitudine di visitare il frigorifero nottetempo tenderà a consumare più cibo prima di raggiungere un determinato stato di benessere e soddisfazione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Brain imaging and behavior", riguardava la risposta dei neuroni di fronte a delle immagini di cibo; l'obiettivo consisteva nello scoprire se il momento in cui queste venivano osservate, di mattina o di sera, influenzasse in qualche modo tale risposta.
Per questo esperimento i volontari erano 15 donne caucasiche, alle quali sono stati mostrati durante varie fasi della giornata differenti tipi di alimenti, sia quelli con un alto apporto calorico come cibo da fast food e dolci, che piatti ipocalorici, come verdure e frutta. Il team di ricercatori ha utilizzato delle risonanze funzionali magnetiche per poter osservare in che modo il cervello reagisse a tali stimoli visivi. Analizzando le immagini fornite dall'accertamento diagnostico si è notato che sei aree cerebrali, incluse quelle del piacere e della ricompensa, erano meno reattive durante le ore serali, qualunque tipo di cibo venisse loro mostrato. È emerso inoltre come, in nove aree del cervello, l'attivazione fosse più marcata dinanzi ai cibi più calorici, indifferentemente dall'orario in cui venivano mostrati. Inoltre le volontarie, nonostante avessero lo stesso livello di fame in entrambi i momenti in cui veniva loro mostrato il cibo, hanno asserito di pensare molto di più ad esso di sera e che in tale frangente avrebbero desiderato di mangiarne di più.
I risultati di questa ricerca mettono quindi in evidenza il ruolo importante che rivestirebbero le varie fasi della giornata nel processo di "valutazione visiva" degli alimenti. Un aspetto da non trascurare poiché comporta delle ricadute di tipo pratico nella vita quotidiana e, teoricamente, anche delle ripercussioni di tipo clinico che andrebbero ancora disaminate. Gli autori dello studio, fra cui la ricercatrice dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr Elisabetta Menna, hanno difatti concluso che sarebbe opportuno uno studio ulteriore su questi aspetti. La ricerca, tuttavia, non dà una spiegazione concreta sul perché alcune persone mangino di notte, sebbene l'esperimento abbia dimostrato che gli stimoli neuronali di fronte al cibo siano inferiori rispetto al giorno. Come ammesso dagli stessi ricercatori inoltre il piccolo campione preso in considerazione per l'esperimento, sebbene fosse omogeneo, non è abbastanza rappresentativo per questo genere di analisi.
Il bisogno di spuntini notturni sarebbe soltanto un mero inganno del cervello dunque? Attendiamo ulteriori sviluppi dalla prossima ricerca.
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